Ci sono molti itinerari attraverso il Marocco che portano a città da visitare, Fez, Marrakech, Essaouira, ma… nessuna è come Rissani, a pochi chilometri da Erfoud, e la città più vicina all’Erg Chebbi, il deserto marocchino di grandi dune e sabbia finissima.

Beh… come dire… è così tradizionale, così autentica, che non ci lascia affatto indifferenti.

La maggior parte dei suoi abitanti sono ex nomadi, beduini che erano pastori.
La famiglia di mio marito ne è un esempio, viveva nel deserto e lui, come i suoi fratelli, è nato in una tenda, per terra, e mia suocera, che è una donna coraggiosa e una sopravvissuta nata, ha dedicato la sua vita alla famiglia in condizioni e situazioni estreme.

Ecco perché Rissani è la città degli antichi nomadi del Marocco, una città che ha dato a tutti loro una casa in cui rifugiarsi, con mura e un tetto.

Rissani è una città della provincia di Errachidia, ex capitale di Tafilet. Si trova al crocevia tra il nord e il sud, il che le ha conferito una certa importanza come importante centro commerciale della regione, con un grande suk, particolarmente vivace il martedì, il giovedì e la domenica, in quanto vi si trovano numerose bancarelle che vendono di tutto, dalla verdura agli oggetti per la casa, dai vestiti agli utensili e persino agli animali.

Camminando per le strade nei giorni di mercato, vedrete uomini vestiti con i loro gandora e turbanti e donne vestite con i loro melhfas, che lasciano scoperti solo gli occhi, con sguardi che vi perseguiteranno per tutta la strada e vi faranno sentire un po’ osservati, ma sono sguardi di invidia e ignoranza verso lo straniero.

Arriverete a una grande spianata, dove nei giorni di mercato si affollano gli asini, il cosiddetto parco degli asini, un luogo dove molti viaggiatori si fermano a scattare foto, perché il posto è divertente e unico.

E se state viaggiando in Marocco e passate per questa città, fate una sosta lungo la strada e provate la Medfouna, una pizza berbera, simile a un pasticcio di carne, ma condita con spezie e cipolla, davvero ottima.

Poco prima di entrare a Rissani si trovano le rovine di Sijilmasa, una città berbera medievale, capitale del primo principato islamico virtualmente indipendente del sud. Secondo le storie scritte, un berbero proveniente dalla Spagna musulmana vi si stabilì per primo a metà dell’VIII secolo e iniziò a formarsi la rotta commerciale trans-sahariana, con carovane di oltre 20.000 cammelli che partivano da Sijilmasa per le miniere di sale di Tagahaza e Taodeni, nell’attuale Mali, e proseguivano verso il Niger e il Ghana, dove il sale sahariano veniva venduto in cambio di oro africano.

Nel XII secolo, l’oro africano veniva raffinato a Sijilmasa per raggiungere l’Europa, ma le continue battaglie portarono alla caduta della città nel XIV secolo e, sebbene fosse stata ricostruita dal sultano alauita Moulay Ismail nel XVIII secolo, fu definitivamente distrutta dai guerrieri nomadi di Aï Atta nel 1818.

Da allora, e purtroppo per la città, è rimasta in rovina e sempre più in uno stato deplorevole; la sua conservazione è di competenza del Ministero della Cultura marocchino.

Questa grande Kasbah alauita, concepita come palazzo del caïd locale fino al 1965, è stata restaurata e, poiché ospitava un museo archeologico, ha ricevuto sovvenzioni per la sua conservazione. A fronte di una donazione, è possibile effettuare una visita guidata, tenuta da un anziano che parla arabo o francese.

La Zaguía de Moulay Alí Chérif è il mausoleo che conserva le spoglie del sultano, un bell’edificio costruito a metà del XX secolo, distrutto in seguito allo straripamento del fiume Ziz, ma rapidamente restaurato. Questo mausoleo è accessibile solo ai musulmani, ma è possibile visitare l’area centrale, che è come un cortile andaluso, uno spazio perimetrale che dà accesso alle stanze non visitabili, come la moschea e il mausoleo che contiene i resti del sultano.

È visitabile tutti i giorni dalle 9:00 alle 18:00.

A Rissani, quando c’è un matrimonio, è il luogo preferito dagli sposi per farsi scattare qualche bella foto.

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